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Giovane arrestato a Latina per spaccio di cocaina, crack e hascisc: condanna a un anno e quattro mesi

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Un uomo di 25 anni, residente a Latina, è stato condannato a un anno e quattro mesi di carcere dopo essere stato arrestato con l’accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Il caso ha avuto svolgimento lo scorso maggio e si è concluso con la sentenza emessa dal giudice del Tribunale di Latina. Ecco i dettagli dell’operazione di polizia, le prove raccolte e gli sviluppi giudiziari che hanno portato alla pena inflitta.

La raccolta di prove e il dissequestro del cellulare

Dopo l’arresto di N.M., la polizia ha proceduto con ulteriori accertamenti. Tra gli oggetti sequestrati oltre alla droga, al machete e al bilancino, c’era anche il telefono cellulare del giovane. Questo dispositivo ha fornito indizi importanti: sullo schermo sono stati trovati messaggi riservati, ritenuti provenienti da potenziali acquirenti di stupefacenti.

I messaggi hanno rafforzato l’ipotesi di detenzione ai fini di spaccio. Tuttavia, a un certo punto del processo, il magistrato ha disposto il dissequestro del cellulare, restituendolo all’indagato. Questa decisione rientra nelle procedure legali e non ha intaccato il resto delle prove acquisite.

Il bilancino di precisione rinvenuto in casa è stato considerato fondamentale per dimostrare che N.M. preparava le dosi in maniera accurata per lo spaccio. Questo elemento ha contribuito a consolidare la posizione della pubblica accusa durante il dibattimento.

L’arresto a Latina e il ritrovamento delle sostanze

Nel corso di un controllo di polizia avvenuto a Latina, N.M., 25 anni, è stato fermato dagli agenti che hanno notato un atteggiamento sospetto. L’uomo ha tentato di nascondersi alla loro vista, ma la reazione non è bastata a evitare il controllo. Durante la perquisizione personale, gli agenti hanno trovato diverse dosi di sostanze stupefacenti: cocaina, crack e hascisc, insieme a 430 euro in contanti, probabilmente provenienti dallo spaccio.

Ma non è tutto. Sul luogo è stato rinvenuto anche un macete, strumento che ha destato ulteriori sospetti. La presenza di un’arma potenzialmente pericolosa ha rafforzato la posizione dell’accusa. In casa dell’indagato, la polizia ha sequestrato un bilancino elettronico molto preciso. Questo strumento è considerato un elemento tipico per il confezionamento di dosi da spacciare sul mercato illegale.

Un narcotest effettuato sulle sostanze ha confermato che si trattava effettivamente di droga. L’operazione si è svolta con meticolosità da parte degli inquirenti, che hanno raccolto tutti gli elementi utili per costruire il caso contro il giovane.

La sentenza e le motivazioni del giudice

Il giudice monocratico Enrica Villani ha emesso la sentenza nei confronti di N.M. accogliendo l’accusa di detenzione a fini di spaccio. La pena inflitta è di un anno e quattro mesi di carcere. Il giudice ha riconosciuto la presenza dell’ipotesi lieve del reato, che ha permesso una riduzione della pena. Inoltre, non è stata riconosciuta la recidiva, fattore che avrebbe aggravato ulteriormente la condanna.

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Un elemento decisivo nella riduzione è stata la scelta del rito, che ha consentito al giovane di ottenere il beneficio di un terzo di sconto sulla pena prevista. Questa modalità processuale ha permesso di accelerare il procedimento, evitando ulteriori lungaggini.

La sentenza rappresenta una chiusura formale al procedimento penale svolto in tribunale, basato sulle prove raccolte e sugli accertamenti effettuati dalla polizia. L’entità della pena conferma la gravità dei fatti ma tiene conto anche delle circostanze attenuanti emerse nel corso del processo.

Gli accertamenti in questura e le fasi successive all’arresto

Dopo la cattura, N.M. è stato condotto in questura per eseguire tutti gli accertamenti richiesti dalla legge. Sono stati effettuati rilievi dattiloscopici per la registrazione delle impronte, che costituiscono procedure standard per chi viene arrestato.

La permanenza in questura è servita anche a catalogare tutte le prove, compilare i verbali e predisporre la convalida dell’arresto da parte dell’autorità giudiziaria. Queste attività hanno preparato il terreno per l’avvio del processo penale.

L’indagine della polizia ha seguito tutte le fasi previste dall’ordinamento, dalla scoperta delle sostanze e degli oggetti fino alla raccolta di testimonianze e documenti utili a definire responsabilità e dinamiche. Lo spessore dei materiali raccolti ha permesso una gestione lineare della vicenda giudiziaria.

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