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Il festival delle città del medioevo a l’aquila riflette sul legame tra cibo e tradizioni storiche

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La terza edizione del festival delle città del medioevo si è aperta a l’aquila con un tema che unisce storia e alimentazione. L’evento ha richiamato esperti e pubblico per esplorare il ruolo del cibo nelle comunità medievali, facendo emergere connessioni con la cultura contemporanea. Protagonista dell’inaugurazione è stato oscar farinetti, fondatore di eataly, che ha offerto una riflessione coinvolgente sul valore sociale e civico delle pratiche alimentari nel corso dei secoli.

Un evento che unisce passato e presente nel cuore dell’aquila

La città di l’aquila ha ospitato anche quest’anno il festival dedicato alla riscoperta dell’epoca medievale, valorizzando la sua veste storica attraverso un programma che attrae residenti e visitatori. La rassegna 2025 ha preso il via con uno spettacolo di sbandieratori, un richiamo visivo alle tradizioni medievali che ha coinvolto subito il pubblico. Il confronto principale è stato condotto da oscar farinetti insieme al medievalista duccio balestracci, che ha guidato una discussione coordinata dal giornalista mario prignano del tg1.

Dialogo a più voci tra esperti

In questo dialogo a più voci sono emerse interpretazioni approfondite dell’età di mezzo. Lo scopo ha superato la mera narrazione storica per puntare a svelare l’importanza di questo periodo nella formazione delle strutture sociali e culturali moderne. I partecipanti hanno affrontato stereotipi comuni, mettendo in luce uno sguardo più sfaccettato e autentico. La presenza di studiosi di rilievo come balestracci ha contribuito a mantenere un rigore scientifico pur partecipando a uno scambio accessibile e coinvolgente.

Il cibo come chiave di lettura per comprendere le città medievali

Oscar farinetti ha scelto il tema dell’alimentazione per questa edizione del festival, sottolineando come mangiare sia stato da sempre un gesto cruciale per la sopravvivenza e l’organizzazione delle società. Nel suo intervento ha affermato che il cibo non rappresenta solo un elemento storico, ma è addirittura la storia stessa, perchè ogni civiltà si costruisce attorno alle abitudini alimentari. Ha richiamato l’attenzione sulle funzioni primarie dell’essere umano: mangiare, dormire e fare l’amore. Secondo farinetti senza questi gesti fondamentali la civiltà umana non si sarebbe sviluppata.

Riflessioni culturali e sociali sul ruolo del cibo

Questa impostazione ha posto il cibo al centro di una riflessione culturale, politica e sociale, portando un tema spesso relegato alla sfera privata al confronto pubblico. La rassegna è stata dunque un’occasione per sondare il rapporto fra le scelte alimentari e le forme di vita nelle città medievali, illustrando come queste influenzassero la politica, l’economia e i legami comunitari. Farinetti ha mostrato come le tradizioni gastronomiche tramandate abbiano lasciato un’impronta sul modo in cui ancora oggi interpretiamo il territorio e la sua gente.

Partecipazione e attese da parte della comunità e delle istituzioni locali

Il rettore dell’università dell’aquila, edoardo alesse, ha espresso fiducia nelle potenzialità dell’appuntamento culturale. Ha spiegato che il tema della gastronomia è di interesse vasto perché coinvolge sotto diversi punti di vista sia gli studiosi sia i cittadini comuni. L’auspicio è che questa iniziativa contribuisca a rafforzare l’identità collettiva della popolazione aquilana, ricordando le radici storiche e alimentando un senso di appartenenza rinnovato.

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Ruolo dell’università e il contesto di l’aquila

Alesse ha sottolineato quella che ha definito una qualità crescente della rassegna nel suo percorso triennale, evidenziando come gli incontri promuovano conoscenze profonde ma accessibili. L’università si è confermata partner attivo, aprendo le porte a relatori capaci di unire divulgazione e rigore. La scelta di localizzare il festival a l’aquila non è casuale: la città, segnata da eventi storici intensi, si presta a una riflessione che coniuga memoria, cultura e attualità.

Un dialogo che fa luce su un’epoca spesso stereotipata

L’intervento di duccio balestracci ha completato il quadro di questa edizione, portando un contributo specialistico che ha offerto dettagli sulla complessità della vita nelle città del medioevo. Balestracci si è concentrato sugli aspetti meno noti del periodo, come le relazioni sociali, le pratiche alimentari e l’evoluzione delle comunità urbane. Il suo discorso ha sfidato l’immagine diffusa del medioevo come un’epoca poco sviluppata o fissa nel tempo.

Visione dinamica del medioevo

La sua visione ha stimolato il pubblico a scorgere le radici di molte strutture cittadine attuali e a riconoscere il medioevo come un passaggio dinamico della storia. Dalle strategie di approvvigionamento del cibo alle festività legate alla stagione, ogni dettaglio raccontato ha aggiunto sfumature importanti per capire come la quotidianità medievale riecheggi ancora nelle nostre abitudini. Questo approccio ha trasformato il festival in un momento di conoscenza condivisa, capace di coinvolgere partecipanti con competenze e sensibilità diverse.

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