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Il procuratore generale policastro sulla lotta alla mafia: rigore scientifico e impegno civile fondamentale per napoli e tutta italia

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La dodicesima edizione del premio nazionale Amato Lamberti ha fornito l’occasione per riflettere sul ruolo del rigore scientifico nella lotta contro la criminalità organizzata. Il procuratore generale presso la Corte d’Appello di Napoli, Aldo Policastro, ha ricordato l’importanza di coniugare metodo e impegno civile nel contrasto alle mafie, sottolineando alcune criticità attuali. Analisi concrete sullo scenario partenopeo e nazionale mettono in luce una percezione pubblica in difficoltà nel riconoscere la realtà dei fenomeni criminali.

Il contributo di amato lamberti tra rigore scientifico e impegno politico

Aldo Policastro ha definito Amato Lamberti come il primo a unire in modo chiaro rigore scientifico e impegno civile, per arrivare poi all’impegno politico. Questa fusione, secondo il procuratore, ha rappresentato una svolta nel modo di affrontare le mafie a Napoli. Lamberti ha saputo delineare un percorso dove conoscere a fondo i meccanismi della criminalità era anche un atto di responsabilità civile e politica. Policastro ha rimarcato che per chi si occupa di investigare e comprendere i fenomeni criminali, la sola passione non basta: serve metodo, onestà intellettuale e chiarezza.

Strumenti per leggere la realtà criminale

Questi strumenti permettono di leggere la realtà criminale in modo strutturato e di trasformare le analisi in azioni concrete. Eppure, secondo Policastro, negli ultimi anni è calato un velo di nebbia, uno “sfumare” di questo approccio rigoroso, soprattutto nella città di Napoli. Anche se in passato il territorio napoletano si è distinto per importanti sfide antimafia, oggi sembra intorpidito, quasi incapace di continuare su quella strada di costante confronto. Policastro sottolinea che questo stato d’animo non riguarda solo Napoli: tutta l’Italia appare come “assopita” sotto il profilo della lotta culturale e scientifica contro le mafie.

Il clima di negazione e minimizzazione nei confronti della criminalità organizzata

Il procuratore ha descritto un clima diffuso che tende a smorzare ogni critica o denuncia sui fenomeni mafiosi, quasi fossero inutilmente pessimisti o dannosi per l’immagine pubblica. Oggi sembra prevalere una lettura edulcorata della realtà, che preferisce negare o minimizzare i problemi. “Tutto deve sembrare perfetto”, ha detto Policastro, “altrimenti chi indica le criticità viene visto come un guastafeste”. Il riferimento a passati momenti della storia italiana, come quando si sosteneva che parlare di mafia facesse male al turismo in Sicilia, evidenzia come certe dinamiche si ripetano senza grandi cambiamenti.

Conseguenze della negazione nella lotta antimafia

Questa tendenza rischia di nascondere sotto il tappeto questioni importanti. La negazione produce un’attenuazione dell’attenzione pubblica e istituzionale sui fenomeni mafiosi. La conseguenza è un arretramento nella capacità di contrastare efficacemente questi fenomeni, dato che il primo passo resta sempre riconoscerne il peso reale. Policastro invita quindi a un recupero di onestà intellettuale e rigore, che sostenga chi prova a creare un quadro veritiero e utile per disinnescare la rete mafiosa.

Il ruolo delle università nella lettura scientifica e nei nuovi fronti di indagine antimafia

Per reagire a questo appiattimento, Policastro ha indicato un ruolo preciso per le università e la ricerca scientifica. Occorre un impegno forte del mondo accademico, capace di applicare strumenti analitici rigorosi alla criminalità organizzata, e non solo da un punto di vista giudiziario o mediatico. In particolare, ha segnalato due aree di studio che sembrano sottovalutate nel dibattito attuale.

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Focus sull’economia lecita e i minorenni nelle mafie

La prima riguarda il profilo economico e imprenditoriale delle mafie e delle camorre. Da tempo, molte analisi si concentrano sugli aspetti violenti e giudiziari, ma meno si approfondiscono i legami con l’economia lecita e le manovre imprenditoriali che permettono alle organizzazioni criminali di infiltrarsi e prosperare. Recuperare questa prospettiva è essenziale per capire come agiscono oggi le organizzazioni mafiose e per disinnescare le loro strategie economiche.

Il secondo fronte è quello dei minorenni coinvolti nelle dinamiche criminali. La presenza di giovani e adolescenti nelle file dei clan rappresenta una sfida sociale e giudiziaria difficile. Serve una capacità di indagine che va oltre l’emergenza e cerca di comprendere cause e strumenti di inserimento di questi soggetti nel circuito mafioso. Policastro esorta le università a dotarsi di mezzi adeguati per studiare questi fenomeni con metodi scientifici e offrire basi solide per la prevenzione e l’intervento.


Le parole di Aldo Policastro durante il premio Amato Lamberti tornano a porre attenzione sulle lacune italiane nella formazione e nell’azione antimafia. Il richiamo a una visione più rigorosa e consapevole si affianca all’invito a risvegliare una società che troppo spesso sembra preferire l’oblio o la semplificazione. Napoli, crocevia di questi problemi, resta al centro di un dibattito che guarda al futuro della lotta alla mafia in modo più strategico e meno improvvisato.

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