L’aumento anomalo delle temperature in Europa e del Mediterraneo occidentale mette in luce i problemi legati alla crisi climatica nel 2025. Le acque marine si riscaldano ben oltre la media, arrivando a superare in alcune zone i mari caraibici. Questo fenomeno ha ripercussioni immediate sull’ambiente, sulla viabilità e sull’approvvigionamento idrico, con particolare impatto sulle regioni italiane. Le variazioni estreme della temperatura stanno portando anche a eventi meteorologici violenti, mentre le scorte d’acqua si esauriscono rapidamente in diverse aree, aggravando lo stato di emergenza.
L’Osservatorio Anbi ha rilevato che a fine giugno le temperature medie del Mediterraneo occidentale sono aumentate tra i 4 e i 6 gradi sopra la media storica. Questo incremento interessa un’ampia zona che comprende il Tirreno, le acque vicino Gibilterra e le coste che si estendono dal sud della Francia fino al Nord Africa. In alcuni punti, le temperature delle acque hanno toccato i 31 gradi, come tra Sicilia e Calabria. Anche durante la notte, la temperatura non scende sotto i 29 gradi. Si tratta di un aumento rapido: nell’arco di un solo mese la temperatura si è innalzata di più di 6 gradi e negli ultimi sette giorni si è registrato un balzo di 2 gradi. L’alto Adriatico ha mostrato un aumento di circa 3 gradi. Mai prima d’ora il Mediterraneo aveva raggiunto livelli simili.
Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi, ha evidenziato come queste condizioni rappresentino un rischio importante non solo meteorologico, ma anche idrologico e ambientale, con ricadute sulla società. Il Mediterraneo si sta trasformando in un mare dalla temperatura molto simile a quella del Mar Rosso, un fenomeno che influenza la vita marina, l’ecosistema e l’equilibrio idrico. “Questa situazione richiede un’attenzione immediata, dato che il riscaldamento degli oceani può alterare le correnti marine e i modelli climatici locali.”
L’aumento delle temperature marine si riflette direttamente sul clima dei territori limitrofi. Negli ultimi giorni, violenti temporali e allagamenti hanno colpito regioni come Piemonte e Lombardia. In Val di Susa, Piemonte, lo straripamento del torrente Frejus ha portato all’inondazione di Bardonecchia. In Lombardia, l’Alta Valtellina ha visto precipitazioni di circa 70 millimetri in poche ore, causando smottamenti e strade allagate. Gli eventi di pioggia intensa sono legati proprio alle temperature elevate, che aumentano l’umidità e la capacità dell’aria di trattenere acqua.
Il meteo previsto per il fine settimana continua a preoccupare: si attendono fenomeni intensi sul Nord-Ovest, coinvolgendo anche Emilia Romagna e la costa nord della Toscana. In seguito, le precipitazioni dovrebbero spostarsi verso il Nord-Est, con accumuli di pioggia che potrebbero causare ulteriori criticità. L’aumento record delle temperature dell’acqua ha un ruolo centrale in questo tipo di eventi, che portano a un rapido accumulo di umidità e a instabilità atmosferiche più frequenti.
La combinazione di caldo eccezionale e piogge intense sottolinea quanto il cambiamento climatico possa manifestarsi in modi diversi, ma simultanei, creando situazioni di emergenza locale e rendendo più fragili gli equilibri naturali e la sicurezza dei territori montani.
L’Agenzia spaziale europea ha diffuso una mappa con le temperature della superficie terrestre che svela come, in alcune zone d’Italia, il terreno abbia raggiunto temperature vicine ai 50 gradi. Questi dati si riferiscono ad aree dove l’aria ha toccato picchi di quaranta gradi, come il Foggiano, la Sicilia meridionale e l’est della Sardegna. Le condizioni estreme di caldo causano danni concreti oltre agli effetti sul clima.
Il 3 luglio sull’autostrada A4 tra Verona Sud e Verona Est è avvenuto un cedimento dell’asfalto. In particolare, in un tratto recentemente rifatto si sono formate leggere deformazioni note come “ormaie” dovute proprio al surriscaldamento del terreno. Questo ha costretto la chiusura di una corsia e la formazione di code lunghe circa quindici chilometri. Il fenomeno evidenzia come le alte temperature possono influenzare anche infrastrutture fondamentali per la mobilità del Paese.
Un altro dato registrato nel mese di giugno, che evidenzia l’andamento anomalo delle temperature, è lo zero termico raggiunto a ben 5.545 metri sopra Pratica di Mare. Un dato senza precedenti, che indica come i ghiacciai alpini accorcino rapidamente la loro estensione. Il Rodano, uno dei grandi fiumi glaciali in Francia, ha perso circa un metro di ghiaccio in soli dieci giorni durante questo periodo.
Le temperature elevate e la scarsità di precipitazioni stanno aggravando la crisi idrica in diverse regioni d’Italia, dal Nord al Sud. Le restrizioni sull’uso dell’acqua sono attive da tempo, soprattutto nelle zone più aride come la Capitanata in Puglia, una delle aree più colpite nel 2025. Qui si è già perso un quinto della coltivazione di pomodoro perché la stagione irrigua non è partita per la scarsità di acqua disponibile nell’invaso di Occhito, riservata prioritariamente all’acqua potabile.
La mancanza di piogge ha fatto registrare un deficit del 87% di precipitazioni in provincia di Foggia durante giugno. I bacini locali conservano meno del 29% della loro capacità autorizzata, con circa 95 milioni di metri cubi d’acqua rimanente. Situazioni analoghe si osservano in Basilicata, dove i bacini trattengono quasi 240 milioni di metri cubi, circa 35 milioni in meno rispetto allo stesso periodo del 2024. Anche la Sicilia ha subito una riduzione di 10 milioni di metri cubi d’acqua negli invasi nei primi venti giorni di giugno.
Nel Centro Italia, i fiumi registrano livelli più bassi e i laghi continuano a consumare acqua senza ritmi di recupero significativi. Nel Lazio, gli invasi di Albano e Nemi sono scesi notevolmente in una settimana, e anche il livello del Tevere è diminuito. Un accordo tra autorità ha previsto il trasferimento di parte dell’acqua da Montedoglio al lago Trasimeno, che ha perso un metro di altezza in pochi anni. In Umbria, la riserva nei bacini rimane bassa e in Abruzzo la scarsità di pioggia ha segnato uno dei livelli più bassi di sempre a Chieti.
Al Nord, anche se alcune variazioni potrebbero arrivare con nuove piogge, i fiumi mostrano un andamento in calo. I grandi laghi sono in buona parte intatti, ma il fiume Po resta in grande sofferenza, con volumi ridotti di circa il 60%. In Piemonte e Lombardia i livelli idrici sono fortemente diminuiti rispetto alla media degli ultimi anni, mentre in Veneto molti corsi d’acqua mantengono portate inferiori. La situazione idrica in Emilia-Romagna è critica soprattutto nei fiumi appenninici, dove alcune portate sono ai minimi storici.
Questi segnali indicano una situazione di sofferenza idrica che coinvolge vaste zone del Paese, con difficoltà per l’agricoltura, l’industria e la vita quotidiana delle popolazioni. L’acqua disponibile cala in molte aree, complicando la gestione delle risorse e aumentando i rischi di danni ambientali e sociali.
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