L’abbazia di Montecassino ha scelto di far risuonare le sue campane ieri alle 22 aderendo a una chiamata promossa da Pax Christi italiana. Un momento simbolico, carico di significato, che si è sviluppato con un messaggio chiaro: “Gaza muore di fame, disertiamo l’indifferenza”. Quel suono, forte e deciso, vuole scuotere le coscienze e ricordare che la guerra in corso sta colpendo duramente la popolazione civile, invitando tutti a riflettere e a intervenire per la pace.
Il significato religioso e sociale del suono delle campane a montecassino
Da secoli, le campane nelle comunità cristiane segnalano eventi importanti e cambiano l’atmosfera dei momenti di riflessione collettiva. All’abbazia di Montecassino ricordano che il loro rintocco nella notte di Pasqua celebra la risurrezione di Gesù e il dono della pace ai discepoli: “Pace a voi”. Non è un caso se nella situazione di violenza che stiamo attraversando, proprio questo rito sia stato scelto per interrompere il silenzio dell’indifferenza che avvolge le sofferenze di Gaza.
Un appello che travalica la tradizione
I monaci dell’abbazia hanno sottolineato come, nella notte in cui si celebra la vita e la speranza, quel richiamo sonoro diventi una voce che vuole travalicare la semplice tradizione e diventare un appello per tutti. Il suono rompe la quiete non per annunciare gioia da solo, ma per svegliare le coscienze davanti a guerre e violenze che spezzano esistenze. A Montecassino, dunque, le campane non suonano solo per un rito sacro: diventano segnale di solidarietà, richiamano l’urgenza di pace là dove il conflitto semina morte e disperazione.
La lettera congiunta di montecassino: un appello dalla comunità cristiana e ebraica di bologna
Nell’ambito di questa iniziativa, l’abbazia ha voluto diffondere una lettera firmata da due figure rappresentative delle comunità cristiana ed ebraica a Bologna: il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, e Daniele De Paz, presidente della Comunità Ebraica di Bologna. Il documento sottolinea la responsabilità morale che pesa su tutti in questi giorni così drammatici.
Una voce unita per la pace
La lettera parte da un riconoscimento profondo: credenti uniti dall’unico Dio pacifico e misericordioso, chiamati a farsi carico dell’immensa crisi che devasta la Striscia di Gaza. La loro voce comune chiede la fine immediata di ogni operazione militare, di ogni lancio di missili e la liberazione degli ostaggi. Invocano inoltre il diritto urgente agli aiuti umanitari, la creazione di corridoi che consentano di sfamare e curare feriti.
Viene espresso con chiarezza il rifiuto di ogni occupazione illegittima e la profonda convinzione che solo un ritorno al dialogo potrà fermare la distruzione. Non si tratta solo di una richiesta politica, ma di un grido che parte dalla radice più umana della crisi: il riconoscimento che la violenza è inaccettabile e produce solo altro dolore.
Il richiamo all’umanità e alla condanna della violenza e dell’odio
La lettera afferma con fermezza la condanna di ogni atto terroristico che colpisce civili indifesi e respinge qualsiasi giustificazione per massacri di innocenti. Ricorda che troppi bambini sono già morti in questo conflitto. Non c’è sicurezza possibile sul terreno dell’odio, si legge, perché solo la giustizia vera e il rispetto reciproco potranno assicurare un futuro meno drammatico alle popolazioni coinvolte.
Un monito contro ogni forma di odio e discriminazione
I firmatari ribadiscono la necessità del riconoscimento reciproco tra israeliani e palestinesi e denunciano fermamente ogni forma di antisemitismo, islamofobia e cristianofobia che emergono strumentalizzando il dolore e lasciando spazio a odio e divisioni. L’appello alle istituzioni italiane e internazionali riguarda il coraggio nell’aprire vie concrete al confronto e alla pace, senza lasciarsi bloccare da divisioni o interessi di parte.
Infine, si ricorda che il dialogo non è segno di debolezza ma di forza e che la pace resta una possibilità concreta. La responsabilità parte da ciascuno, ogni persona è chiamata a non restare inerte davanti alle sofferenze di Gaza e delle altre zone colpite dalla guerra. Quel suono di campane a Montecassino vuole scandire un tempo nuovo di attenzione e solidarietà, mentre la comunità internazionale osserva e attende risposte urgenti.