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Nel Lazio oltre 700 pazienti tornano dai pronto soccorso dopo trasferimento alle cliniche private accreditate

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Nel Lazio si registra un fenomeno preoccupante relativo al trasferimento dei pazienti dai pronto soccorso pubblici alle cliniche private convenzionate. Molti dei pazienti, anche in condizioni delicate, finiscono per tornare indietro al punto di partenza, mettendo in discussione la qualità e l’efficacia di questo meccanismo. La questione ha richiamato l’attenzione degli esponenti politici, che chiedono trasparenza e dati precisi per battere sul problema.

Il trasporto dei pazienti dai pronto soccorso alle cliniche private nel lazio

La Regione Lazio ha attivato un sistema che prevede il trasferimento di pazienti dai pronto soccorso pubblici verso strutture private accreditate, con l’obiettivo di sgravare gli ospedali pubblici e garantire una gestione più razionale delle emergenze. Questo sistema si basa su convenzioni che permettono alle cliniche private di ricevere finanziamenti pubblici per l’accoglienza e la cura di pazienti trasferiti da reparti pubblici.

In teoria, il meccanismo dovrebbe agevolare l’ospedalizzazione e la cura di pazienti meno critici, liberare posti letto e ottimizzare le risorse complessive. In pratica però, secondo diverse segnalazioni, molti pazienti vengono rimandati indietro ai pronto soccorso pubblici, spesso in condizioni peggiorate rispetto alle prime dimissioni o trasferimenti. Ci sono casi documentati di soggetti fragili, cronici, ma anche pazienti post-acuti, che dopo avere trascorso poco tempo nelle cliniche private tornano in emergenza.

Segnalazioni e richieste di trasparenza da parte del movimento 5 stelle

Ilaria Fontana, deputata del Movimento 5 Stelle, insieme al capogruppo M5S nel Lazio Adriano Zuccalà, ha segnalato il problema in una nota ufficiale. Hanno presentato sia un’interrogazione parlamentare sia una interrogazione regionale per chiedere alla Regione Lazio di pubblicare i dati effettivi sui ritorni dei pazienti. Chiedono un censimento dettagliato dei casi, divisi per ogni singola clinica aderente al sistema e per ogni azienda sanitaria locale .

I due esponenti politici lamentano una mancanza di controlli e trasparenza che potrebbe mettere a rischio la salute delle persone coinvolte. Il controllo pubblico, secondo loro, deve includere anche sanzioni precise per le strutture che superano la soglia del 5% di riammissioni in pronto soccorso. Per Fontana e Zuccalà affidare la cura ai privati non basta, se poi i pazienti tornano in condizioni peggiori o addirittura in codice rosso.

Dati dell’inchiesta e problematiche legate alle dimissioni e ai trasferimenti

L’inchiesta pubblicata da l’Espresso nel 2024 ha portato alla luce numeri significativi. Più di 700 pazienti del Lazio sono tornati ai pronto soccorso dopo essere stati dimessi dalle cliniche private, alcune delle quali ricevono finanziamenti pubblici anche per ricoveri della durata di sole 24 ore. A destare preoccupazione sono soprattutto i casi di pazienti che presentavano occlusioni, perforazioni o dolori non diagnosticati in tempo.

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Le dimissioni premature o i trasferimenti organizzati per liberare velocemente posti letto nelle cliniche private rappresentano un problema grave. Si palesa un sistema che sembra puntare più al rimborso economico che alla continuità e qualità della cura. Dal 2024, le delibere regionali 125 e 126 hanno istituzionalizzato questo modello, ampliandone la portata e i meccanismi. La Regione Lazio ha ora la responsabilità diretta di vigilare su questo sistema, anche perché i pazienti tornano spesso in condizioni peggiori, con necessità di rianimazione o cure urgenti in sala rossa.

Richieste di controllo e responsabilità per garantire il diritto alla cura nel lazio

Il Movimento 5 Stelle sollecita una verifica rigorosa e pubblica delle procedure adottate nelle strutture private. I dati devono essere diffusi per consentire il confronto e il monitoraggio rigoroso, affinché nessun paziente venga trasferito o dimesso senza garanzie di una reale continuità assistenziale. La soglia del 5% di reinvio in pronto soccorso, indicata come limite da rispettare, deve essere controllata e applicata con eventuali sanzioni.

Il rilancio politico evidenzia un nodo centrale: non si può delegare il diritto alla cura a logiche commerciali e finanziarie, specie quando le conseguenze tornano a pesare sulle strutture pubbliche. La Regione Lazio resta chiamata a rispondere della salute dei suoi cittadini, dovendo garantire un sistema che vada oltre le convenienze economiche, assicurando concretezza ed efficacia. Il controllo su questi passaggi potrebbe ridurre rischi, salvaguardare pazienti fragili e migliorare la gestione complessiva dell’emergenza sanitaria.

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