L’appuntamento con il campania teatro festival 2025 a Napoli propone “ninfa plebea – favola in musica“, una produzione teatrale che si ispira all’omonimo romanzo di Domenico Rea. Lo spettacolo, firmato da Rosalba Di Girolamo che cura anche regia e adattamento, torna a mettere in scena un racconto ambientato nella Nofi del periodo pre-bellico, con al centro la storia intensa e controversa di Miluzza, adolescentessa dal destino segnato. La performance mescola teatro, musica dal vivo e elementi visivi per immergere il pubblico in un’atmosfera che parla di purezza e sopraffazione. L’appuntamento è fissato per il 10 luglio alle 21 nella sala Assoli di Napoli.
Dalle pagine di domenico rea al palco, la genesi dello spettacolo
L’idea di portare “ninfa plebea” di domenico rea sul palco nasce dal desiderio di raccontare un tema difficile, l’abuso, attraverso un linguaggio artistico che unisca parole, musica e immagini senza ricorrere a toni consolatori. Rosalba Di Girolamo, autrice dell’adattamento, ha scelto di mantenere la forza cruda e visionaria del testo originale, puntando a una dimensione che evoca emozioni con quadri musicali e cromatici anziché descrivere dettagli realistici. Alla sceneggiatura ha collaborato lucia rea, che ha messo a disposizione la sua consulenza per garantire rispetto e fedeltà al romanzo.
Le due voci protagoniste e l’ambientazione fiabesca
Lo spettacolo è concepito come una narrazione affidata a due voci protagoniste: il nonno che racconta e riflette sulle vicende, e miluzza stessa, giovane donna caratterizzata da una purezza istintiva che contrasta con il mondo duro che la circonda. Il racconto si muove in una Napoli mitica, la Nofi di rea, che rappresenta un intreccio fra realtà povera e dimensione fiabesca. Il confronto finale fra innocenza e male assume così toni universali.
Trama e ambientazione: un viaggio nella napoli degli anni trenta
La vicenda si svolge in un umile basso nel quartiere del Bùvero, a Napoli, pochi anni prima della seconda guerra mondiale. Qui si sviluppa l’educazione sentimentale di miluzza, una ragazzina che si muove in un ambiente difficile, tra inganni e minacce che segnano il suo percorso. La ragazza mette in luce la contrapposizione tra virtù e vizio, tra speranze di purezza e disillusioni dovute alle violenze subite.
La figura simbolo di miluzza e il contrasto tra fiaba e realtà
Miluzza emerge come una figura simbolo della forza della vita, di un candore che non vuole arrendersi alla durezza circostante. La narrazione riesce a mantenere aperta la tensione tra la narrazione fiabesca, rappresentata da figure come streghe o orchi, e la realtà di degrado sociale che soffoca molte famiglie di quegli anni. La presenza di un coro che unisce voci, musica e movimenti scenici accompagna la storia e ne amplifica la dimensione emotiva.
Cast, musica e scene: elementi chiave dello spettacolo
Sul palco della sala Assoli si alternano cinque interpreti messi in scena con ruoli ben definiti. Antonello Cossia interpreta il nonno, voce guida che presenta la fiaba a miluzza e incarna anche le figure maligne evocate dal racconto. Rosalba Di Girolamo, oltre a curare la regia, è anche protagonista, mentre annalisa madonna si occupa delle parti vocali affidate al canto. Jennà Romano accompagna con strumenti acustici e elettrici, creando paesaggi sonori che affondano nel folklore del sud Italia, mescolati con percussioni di varia origine. Infine, la giovane luna fusco interpreta miluzza, contribuendo con danza e voce al ritmo narrativo.
L’importanza dell’immagine e della musica nello spettacolo
Le immagini, i suoni e i movimenti si fondono per dare vita a uno spettacolo coinvolgente, in cui i colori e le luci assumono un ruolo narrativo. La musica accompagna ogni svolta della trama e scandisce la crescita interiore della protagonista, mentre il lavoro scenico si rivolge a stimolare gli affetti e le riflessioni del pubblico senza ricorrere a soluzioni facili.
Un racconto sull’abuso che riparte da un linguaggio del cunto
Rosalba Di Girolamo ha voluto esplorare un racconto a metà tra fiaba e dramma, attuale nel denunciare forme di abuso e violenza spesso taciute. La figura di miluzza rappresenta una vitalità potente, ma fragile, che si scontra con un mondo poco pronto ad accogliere la sua verità. Il linguaggio del cunto, tradizione orale napoletana di raccontare storie, ha ispirato la struttura dello spettacolo.
La fiaba diventa così un mezzo per affrontare senza filtri temi come l’abuso di potere, l’innocenza perduta e la lotta per sopravvivere in ambienti ostili. La presenza di orchi, fate e streghe evidenzia un medioevo culturale che ancora condiziona la realtà odierna, mentre il racconto di miluzza è una chiamata a guardare dentro queste contraddizioni.
Reazioni e patrocinio: il valore culturale riconosciuto allo spettacolo
L’autrice lucia rea, che ha seguito la stesura della sceneggiatura, si è detta soddisfatta per il rispetto con cui l’adattamento teatrale recupera la complessità del romanzo originale. La nuova messa in scena conserva l’anima barocca e favolistica del testo, ma sottolinea anche la drammaticità dei temi portati avanti da domenico rea.
L’evento è sostenuto dalla fondazione premio napoli, dal comitato centenario dedicato a rea e dal sindacato uil campania, realtà che hanno riconosciuto in questa produzione un momento di riflessione culturale rilevante. Lo spettacolo in programma il 10 luglio si prepara dunque a offrire al pubblico napoletano un’esperienza teatrale intensa, capace di fondere tradizione, musica e denuncia sociale in una narrazione originale.