Il tribunale di Salerno ha emesso le sentenze finali dopo il procedimento legato all’inchiesta “drugstore” su un traffico internazionale di droga che vedeva coinvolto il porto di Salerno come punto cruciale di smistamento. Secondo le accuse, cocaina e marijuana arrivavano dal Sud America per essere poi distribuite nelle piazze di spaccio della provincia tramite legami con cosche della ‘ndrangheta e alcuni complici di Napoli. Le decisioni del giudice hanno toccato i principali protagonisti del gruppo criminale, confermando pene importanti.
Il ruolo del porto di salerno nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti
Il porto di Salerno è finito sotto la lente degli investigatori poiché fungeva da snodo per la ricezione e lo smistamento di ingenti quantità di cocaina e marijuana provenienti dal Sud America. Queste droghe venivano poi distribuite fra i mercati locali grazie a un sistema organizzato, che coinvolgeva clan calabresi e una rete di intermediari e complici con base nel napoletano. Il controllo di questo porto ha permesso a questo gruppo di trasformarlo in un hub strategico per il narcotraffico, grazie alla sua posizione geografica e alla capacità di operare in modo discreto.
Traffico e metodi di occultamento
Le indagini, partite già da tempo, hanno messo in luce come la droga arrivasse via nave, nascosta in container, e venisse poi spostata rapidamente per evitare controlli. Al centro di questa attività criminale c’erano gruppi legati alla ‘ndrangheta che godevano di un’organizzazione capillare e ramificata, capace di gestire flussi importanti di stupefacenti verso varie destinazioni italiane.
Le condanne principali per gli esponenti della ‘ndrangheta e i complici napoletani
Con il rito abbreviato, il tribunale ha sentenziato una serie di condanne importanti per gli indagati. Nicola e Francesco Alvaro, membri dell’omonima cosca di Sinopoli , sono stati condannati a 10 anni e 8 mesi ciascuno. Questi due esponenti rappresentano una delle figure più significative nel traffico, legati a una famiglia criminale con un passato consolidato nel narcotraffico.
Altri condannati comprendono Giuseppe Carraturo, con una pena di 11 anni, e Carmine Ferrara, a cui sono stati inflitti 9 anni e 4 mesi. Enrico D’Ambrosio è stato condannato a 5 anni e 4 mesi, mentre Fortunato Marafioti ha ricevuto una pena pari a 10 anni e 8 mesi. Franco Volpe, figura di rilievo tra gli imputati, ha avuto una sentenza di 14 anni, una delle più severe. Salvatore Rocco è stato condannato a 7 anni e 4 mesi. Quest’ultimo è stato assistito dagli avvocati Antonio Bucci, del foro di Napoli, e Luca Cianferoni del foro di Roma, a sottolineare la complessità della difesa.
Dettagli sulle pene inflitte
Le pene variano in base al ruolo e alla posizione all’interno dell’organizzazione, riflettendo la gravità delle accuse e l’importanza degli imputati nel traffico criminale.
Le misure cautelari del 2024 e il ruolo della procura di salerno
Nel corso del 2024, le forze dell’ordine hanno eseguito 15 misure cautelari nei confronti di persone coinvolte nella rete. Di queste, 11 sono risultate in arresti in carcere, 3 persone sono state poste ai domiciliari e 1 obbligata a dimorare in una località specifica. Le operazioni sono state coordinate dalla procura di Salerno, guidata dal pm Valente, che ha indicato come gli indagati fossero membri di un’associazione a delinquere con carattere transnazionale.
L’indagine ha messo in evidenza una struttura ben organizzata capace di muovere grandi quantità di droga con continuità, usando diverse regioni italiane come basi per la distribuzione. Proprio la collaborazione tra gruppi legati alla ‘ndrangheta calabrese e soggetti napoletani ha reso possibile questo flusso, che ha alimentato il mercato della droga delle province vicine.
Il processo e le relative condanne rappresentano un duro colpo per la rete criminale e per chi sfruttava il porto di Salerno come punto di partenza e arrivo del narcotraffico su scala internazionale.