La recente decisione del ministero della Cultura di revocare 66 milioni di euro di credito d’imposta concessi a produzioni cinematografiche ha scatenato un acceso dibattito legale e istituzionale. Andrea Ievolino, produttore coinvolto, contesta con forza il provvedimento e promette battaglia nelle aule del Tar, con un lungo contenzioso che coinvolge nomi noti e vicende complesse legate alla gestione societaria e ai tax credit. Lo scontro mette al centro responsabilità, irregolarità e questioni formali delicate nel mondo del cinema italiano.
Andrea Ievolino, sostenuto dal suo legale Sergio Santoro, ex presidente Avcp-Anac e ora presidente onorario del Consiglio di Stato, contesta la decisione con fermezza. La loro difesa si basa soprattutto sulla sentenza del tribunale civile di Roma che, il 10 giugno 2025, ha revocato l’incarico di liquidatore a Davide Peretti, ritenuto responsabile di gravi irregolarità nella gestione della società. Peretti, infatti, non risulta iscritto a nessun albo professionale né possiede titoli specifici per il ruolo rivestito.
Il tribunale ha anche condannato Peretti e la società Mb Media SA, gestita da Monika Bacardi, al rimborso delle spese di causa nei confronti di IA Media e Sipario Movies. Inoltre, dal provvedimento emerge che Peretti avrebbe partecipato a condotte occluse con Mb Media SA tese a influenzare la governance societaria violando le norme sull’opa obbligatoria. La stessa condotta avrebbe esposto Sipario Movies a rischi finanziari gravi, come l’apertura di una liquidazione giudiziale dall’impatto economico pesante.
Andrea Ievolino ha pubblicamente definito il comportamento del dirigente Nicola Borrelli, firmatario del provvedimento di revoca, come frettoloso e poco attento alle valutazioni dell’amministratore giudiziario Paolo Bastia, nominato dal tribunale di Roma. Ievolino sottolinea come questa scelta non sia coerente con la diligenza richiesta a chi opera in posizioni pubbliche secondo il codice civile.
Secondo il produttore, il provvedimento appare più come una reazione dettata da pressioni esterne piuttosto che da un esame approfondito dei fatti. Per questo, Ievolino ha annunciato la presentazione di un ricorso al Tar, confidando che i giudici amministrativi annulleranno l’atto del ministero, riconoscendo l’assenza di valide motivazioni a sostegno della revoca. Nel frattempo, si riserva di intraprendere ulteriori azioni legali per chiarire ogni aspetto della vicenda nelle sedi competenti.
Il ministero della Cultura ha firmato un provvedimento di revoca che annulla il riconoscimento di crediti d’imposta per 66 milioni di euro, riguardanti alcune produzioni cinematografiche realizzate da società legate a Ievolino. La decisione trae spunto da documentazione e segnalazioni presentate da Davide Peretti, ex amministratore e successivamente ex liquidatore della società coinvolta, nominato da Monika Bacardi. Secondo il ministero, vi sarebbero irregolarità nella richiesta e concessione di questi incentivi, motivate da documenti ritenuti poco trasparenti o falsi.
Il ministero, dunque, ha agito sulla base di queste segnalazioni, revocando la concessione del tax credit. Ma la scelta ha subito suscitato reazioni polemiche, con Ievolino e il suo legale che giudicano il provvedimento affrettato e fondato su accuse infondate, ponendo il caso sotto la lente di giudici amministrativi.
Uno dei punti centrali della controversia riguarda l’invio, poco prima della sua revoca, di una documentazione ritenuta falsa e mirata da parte di Peretti al ministero della Cultura. Tale documentazione denunciava presunte irregolarità nella richiesta dei tax credit, ma la loro fondatezza è stata esclusa sia dal tribunale sia dal curatore speciale nominato per la società Sipario Movies.
I tax credit oggetto della controversia riguardano esclusivamente produzioni animate, completate e depositate presso la cineteca nazionale. Queste sono state sottoposte a verifiche tecniche e finanziarie da parte di società di consulenza di primo piano, che ne hanno attestato la legittimità e la qualità costi. Inoltre, la documentazione messa a disposizione dall’amministratore giudiziario prosegue a smentire le accuse di Peretti, che sembrano basate su interessi personali piuttosto che su elementi concreti.
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