L’amministrazione comunale prova a rilanciare la sistemazione delle pratiche urbanistiche legate al parco archeologico Satricum, bloccate da anni. Dopo lunghi periodi di inattività e problemi gestionali, l’ultimo passo è l’approvazione di una bozza di regolamento per il parco che conferma la proprietà comunale dell’area. Tuttavia la questione si impantana ancora in un nodo cruciale: il piano attuativo previsto già da tempo e l’effettivo trasferimento dei terreni dal privato al municipio non si sono conclusi. La storia del sito, fondamentale per l’archeologia locale, emerge così come un percorso complesso e mai del tutto portato a termine.
Il parco archeologico Satricum e l’approvazione della bozza di regolamento
Ieri la commissione congiunta urbanistica e cultura ha dato il via libera alla bozza del regolamento del parco archeologico Satricum. Il documento indica ufficialmente il Comune come ente proprietario dell’area, ed ha fra gli obiettivi la predisposizione di un piano paesaggistico separato, da approvare successivamente dal servizio urbanistica. Questo passaggio avrebbe dovuto rappresentare un avanzamento verso la piena valorizzazione e tutela del sito. Ma la novità si scontra con una realtà più complessa e datata.
Piano attuativo e proprietà
Il piano attuativo del comprensorio risale a un lungo iter partito nel 1997, adottato nel 2007 e approvato nel 2010, con modifiche anche nel 2020. Nonostante ciò, la procedura che avrebbe dovuto trasferire l’intera area al Comune resta incompleta. I circa sessanta ettari di terreno, in gran parte coltivati a vigneti, sono infatti ancora di proprietà privata della famiglia Lulli. Questo ostacolo frena la piena applicazione delle norme approvate e rallenta la valorizzazione culturale e urbanistica dell’area.
Il nodo della proprietà e le richieste della famiglia Lulli
La famiglia Lulli, proprietaria dell’area destinata al parco archeologico Satricum, ha inviato più comunicazioni al Comune per sollecitare la conclusione dell’iter. A febbraio e di nuovo nelle ultime settimane ha chiesto, tramite lettera ufficiale, di portare a termine la procedura per la cessione dei terreni al municipio. La proposta comprende il passaggio di 59,14 ettari in cambio di una volumetria da realizzare fuori dal sito di interesse storico, destinata ad altri usi.
Il mancato progresso di questa fase determina impasse amministrativo. L’ente locale, infatti, non solo deve formalizzare la convenzione con i proprietari, ma anche coordinare l’inserimento delle volumetrie compensative all’esterno dell’area di tutela archeologica. La delicatezza della questione spiega perché finora la cessione ufficiale non sia avvenuta, lasciando la proprietà in mano privata e limitando la gestione del parco.
La lunga storia del parco archeologico e le tappe urbanistiche
Il parco archeologico Satricum è al centro di un percorso iniziato negli anni ’70, con gli scavi condotti dall’istituto olandese dal 1977. Nel 1984 il Consiglio comunale approvò la localizzazione ufficiale dell’area come parco archeologico. Negli anni successivi furono annullati piani edilizi che non prevedevano zone di tutela, per sostituirli con varianti specifiche.
Nel 1997 fu adottata una variante con il parere favorevole del ministero dei Beni culturali, che richiedeva un piano attuativo vero e proprio. Questo doveva regolare la cessione dei terreni, la definizione delle zone di interesse, la viabilità e la sistemazione delle volumetrie alternative per i proprietari. La famiglia Lulli collaborò mettendo a disposizione una struttura per supportare le ricerche archeologiche, ma questa rimase utilizzata poco.
Le successive fasi portarono all’adozione del piano nel 2007 e all’approvazione definitiva nel 2010 da parte di un commissario straordinario. Nel 2020 la giunta del Comune propose modifiche e una nuova convenzione, mai però inviata ufficialmente ai proprietari. Di fatto, il procedimento non si è mai concluso e gran parte dell’area continua a essere intestata alla famiglia Lulli.
Ostacoli e ritardi nella gestione
La difficoltà principale nel completare la costituzione del parco archeologico Satricum riguarda il passaggio di proprietà e la chiusura delle procedure urbanistiche. Le volumetrie previste per compensare i proprietari vanno sistemate fuori dall’area archeologica, ma il mancato accordo sulle modalità ha rallentato la firma della convenzione.
Inoltre, il Comune ha sofferto di periodi prolungati di scarsa operatività, con ripetute omissioni e ritardi degli uffici tecnici. La bozza di regolamento presentata ieri, pur dando un segnale verso la gestione comunale, non rappresenta di per sé il completamento della procedura. La situazione attuale rischia di mantenere l’enorme sito, quasi sessanta ettari con importanti reperti, sotto una giurisdizione formale incompleta, complicando ogni progetto di sviluppo culturale e turistico.
Gli abitanti e gli operatori culturali locali attendono ancora risposte concrete. L’impegno del Comune a completare l’iter deve ora tradursi in pratiche amministrative chiare e attive, per dare finalmente corpo a un parco archeologico di proprietà pubblica, capace di conservare e valorizzare Satricum.