L’italiano Carlo d’Attanasio è stato rilasciato in Papua Nuova Guinea dopo che la Corte d’Appello ha annullato la sua condanna. La vicenda ha attirato l’attenzione delle autorità italiane, impegnate a seguire da vicino ogni sviluppo del caso. L’uomo, rimasto in carcere nonostante gravi problemi di salute, aveva subito una sentenza di 19 anni per accuse di riciclaggio.
Il ruolo della farnesina nel caso di carlo d’attanasio
Il viceministro e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha reso noto l’esito della decisione in una conferenza stampa presso l’unità di crisi della Farnesina. La comunicazione è arrivata durante la notte dal sottosegretario Giorgio Silli, che si trova nella regione, insieme all’ambasciatore italiano Paolo Crudele. Entrambi gli inviati hanno seguito da vicino il caso per monitorare le condizioni del connazionale e l’evoluzione del procedimento giudiziario.
La Farnesina ha esercitato un’attenta supervisione, assicurandosi di raccogliere ogni aggiornamento utile per tutelare gli interessi dell’italiano. La posizione del ministero è stata chiara nel rimarcare l’importanza della decisione della Corte d’Appello, ribaltando la condanna che inizialmente aveva determinato la detenzione di d’Attanasio.
Le condizioni di salute di carlo d’attanasio e il suo ricovero a port moresby
Carlo d’Attanasio si trovava in carcere nella capitale Port Moresby, ma in seguito a un aggravarsi delle sue condizioni di salute era stato trasferito in ospedale. Le autorità locali hanno confermato la presenza di una patologia grave che aveva richiesto cure immediate e la detenzione aveva reso difficile una gestione medica adeguata.
Questo elemento aveva suscitato preoccupazione anche tra le istituzioni italiane, che avevano puntato l’attenzione sulla necessità di garantire un trattamento umano e rispettoso dei diritti del cittadino italiano. La liberazione è arrivata proprio nel momento in cui le condizioni cliniche richiedevano un supporto più efficace e continuo, lontano dal regime carcerario.
Il contesto giudiziario e la sentenza di primo grado in papua nuova guinea
L’origine del caso risale a una condanna in primo grado che infliggeva a Carlo d’Attanasio una pena di diciannove anni per riciclaggio di denaro. Le accuse riguardavano attività finanziarie irregolari che avevano portato alla sua detenzione in Papua Nuova Guinea. Il procedimento giudiziario era seguito con attenzione anche dall’Italia, alla ricerca di garanzie legali e trasparenza nelle decisioni.
La sentenza di appello, arrivata dopo un lungo iter, ha ribaltato la precedente condanna, ottenendo via libera alla scarcerazione. È proprio la Corte d’Appello ad aver valutato diversamente le prove o le procedure, consentendo al connazionale di tornare in libertà grazie all’assoluzione definitiva.
Il coinvolgimento diplomatico tra italia e papua nuova guinea
Il caso ha richiesto un intervento diplomatico, con la Farnesina che ha tenuto i contatti con le autorità locali per assicurarsi dell’applicazione di un processo giusto e per tutelare i diritti di Carlo d’Attanasio. Gli incontri e le comunicazioni fra ambasciata italiana a Port Moresby e responsabili giudiziari hanno permesso di seguire da vicino ogni fase della vicenda.
L’invio del sottosegretario Giorgio Silli nella regione testimonia la volontà dell’Italia di mantenere una presenza attiva e concreta, attraverso canali ufficiali, per risolvere situazioni così delicate in territorio straniero. La collaborazione tra le istituzioni italiane e quelle papuane ha facilitato un esito favorevole per il cittadino italiano coinvolto.