La prevenzione del tumore del colon retto resta una priorità per la sanità della regione Lazio. Dopo l’interruzione unilaterale delle forniture da parte della multinazionale responsabile dei materiali diagnostici, l’amministrazione regionale ha preso misure rapide per mantenere attivi i programmi di screening. Il problema nasce da cause esterne, legate alla gestione delle scorte e alla scadenza delle provette, generando un rallentamento temporaneo dell’attività. Ecco un’analisi dettagliata degli eventi e delle risposte messe in campo.
Le difficoltà nella fornitura dei materiali diagnostici e le cause principali
L’operazione di screening sul colon retto si è trovata in crisi a seguito dell’interruzione improvvisa della fornitura da parte dell’azienda che aveva vinto la gara bandita nel 2015 ed aggiudicata nel 2018. Lavorando sui contratti stipulati dalle asl fino al 2020, la regione ha subito un impatto causato da una problematica di fornitura che non dipende da mancanze interne ma da fattori esterni. Le provette utilizzate per i test si deteriorano in poco tempo, con una scadenza che arriva a sei mesi, impedendo alle scorte di essere accumulate in modo uniforme e affidabile. Questo elemento ha reso difficoltoso prevedere quantità aggiuntive di materiale diagnostico, aggravando la situazione.
Il blocco nella fornitura non era previsto e ha creato un vuoto nel servizio. Per affrontare questo blocco, l’amministrazione regionale ha studiato insieme agli uffici competenti come gestire la situazione, valutando alternative con il fornitore e consultando altri operatori economici potenzialmente in grado di garantire la continuità del servizio. Si è trattato quindi di un problema tecnico-logistico che ha interferito direttamente con il percorso di prevenzione avviato in passato.
L’impatto sul programma di screening e il piano di recupero
Nei mesi di luglio e agosto, il servizio di screening ha subito un rallentamento più marcato visto che tradizionalmente in questo periodo si registra un calo di partecipazione dovuto alle ferie estive. L’interruzione forzata della fornitura ha quindi aggravato questo momento di fisiologica pausa, creando un rischio concreto di sospensione del monitoraggio preventivo. La gestione della sanità regionale, tuttavia, ha lavorato per non perdere il ritmo delle attività.
Da settembre è arrivata una prima partita di 40.000 provette, che ha permesso di riprendere rapidamente e con decisione le attività. Sono previste ulteriori forniture, così da restituire continuità al programma e recuperare i test non effettuati durante l’estate. Le Asl coinvolte hanno concordato con la regione di intensificare l’impegno per superare il rallentamento, evitando che l’interruzione possa ripercuotersi negativamente sui cittadini.
I risultati crescenti dello screening sotto l’amministrazione attuale
I numeri degli ultimi anni confermano un aumento netto delle attività di contrasto e prevenzione del colon retto, nonostante i momenti di crisi nella fornitura. Nel 2022 furono effettuati 175mila test, saliti a 204mila nel 2023. Lo scorso anno la cifra è arrivata a 249mila, dimostrando come l’attuale amministrazione abbia inserito misure efficaci per ampliare la copertura del programma.
Questo miglioramento testimonia che le strategie messe in campo hanno prodotto risultati concreti. Non si è solo affrontato il problema della fornitura a breve termine ma si sono impostate basi solide per un rilancio delle procedure di prevenzione. La regione aspetta ora la conclusione della gara in corso, che dovrebbe confermare il nuovo fornitore e garantire forniture regolari in futuro, rafforzando così gli sforzi già compiuti.
Il lavoro sulla prevenzione resta un tema centrale e continuerà ad essere seguito con attenzione. I livelli essenziali di assistenza non vengono mai messi in pericolo, e ogni soluzione sarà perseguita per mantenere attivo il controllo sulla salute della popolazione laziale.