Il ritorno di un mosaico antico trafugato dalla zona di Pompei durante la seconda guerra mondiale offre uno scorcio su una vicenda che coniuga storia, cultura e tutela del patrimonio. Un pannello raffigurante una scena erotica romana, risalente tra la fine del I secolo a.C. e il I secolo d.C., è stato riconsegnato alle autorità italiane dopo un percorso durato decenni e legato agli eventi bellici del ’44. L’opera, appartenuta a un cittadino tedesco che l’aveva ricevuta da un ufficiale della Wermacht, torna così nella sua area di origine grazie all’intervento dei carabinieri specializzati nella protezione dei beni culturali.
Il pannello artistico recuperato è inciso su lastra di travertino e mostra una coppia di amanti, tema ricorrente nelle decorazioni pompeiane dell’antichità. Questo reperto archeologico ha un valore notevole, non solo per la qualità artistica, ma soprattutto per il contesto storico da cui proviene. Fu trafugato nel 1944, in piena seconda guerra mondiale, da un ufficiale della Wermacht incaricato del trasporto di rifornimenti militari in Italia.
L’ufficiale, di grado capitano, portò con sé il pannello che riuscì a consegnare in dono a un cittadino tedesco. Di qui la lunga distanza del pezzo rispetto al sito di Pompei, che rimase disperso fino a tempi recenti. Il furto di opere d’arte in quel periodo non era raro, soprattutto in territori occupati o in zone di guerra. L’episodio conferma come i conflitti abbiano spesso avuto conseguenze durature sul patrimonio culturale, in particolare in Italia.
Dopo la morte dell’ultimo possessore tedesco, gli eredi hanno contattato il nucleo dei carabinieri per la tutela del patrimonio culturale di Roma, chiedendo informazioni su come restituire il pannello allo stato italiano. Questa decisione ha aperto la strada a nuove verifiche e ha permesso di portare alla luce la storia legata al quadro.
Il nucleo speciale ha avviato gli accertamenti necessari per confermare la provenienza e l’autenticità dell’oggetto. Lo hanno sottoposto a esami accurati, ricostruendo così, anche se con poche informazioni sull’esatto luogo di ritrovamento, il suo legame con il territorio vesuviano. Il caso ha preso rilievo grazie alla collaborazione con gli uffici archeologici di Pompei, che hanno riconosciuto il pannello come parte integrante del patrimonio pompeiano.
Le operazioni sono state svolte con il coordinamento della procura di Roma, che ha seguito da vicino ogni passaggio. L’intervento degli eredi rappresenta un esempio di come i privati possano collaborare con le forze dell’ordine per riportare in patria beni culturali sottratti in passato.
Il comando per la tutela del patrimonio culturale dei carabinieri ha avuto un ruolo centrale nella restituzione dell’opera. Questa divisione speciale è formata da militari addestrati a riconoscere e recuperare beni culturali derivanti da attività illecite o eventi storici, come guerre e saccheggi. Quando il pannello è arrivato nelle loro mani, hanno attivato il protocollo previsto per queste situazioni, che prevede indagini approfondite e verifiche storiche.
L’ufficio di tutela beni archeologici del parco di Pompei ha collaborato strettamente in questa fase, mettendo a disposizione competenze tecniche e conoscenze archeologiche. Il mosaico è stato così identificato con certezza come parte del patrimonio pompeiano. L’episodio si è concluso con la consegna ufficiale del reperto il 16 settembre 2023. Il generale Francesco Gargaro ha affidato il pannello al direttore generale del parco, Gabriel Zuchtriegel.
Questa riconsegna rappresenta il recupero di un pezzetto di storia culturale italiano disperso in guerra. Mostra come il lavoro congiunto di enti e famiglie private può restituire al pubblico opere preziose, anche dopo molti anni.
Il recupero di questo mosaico riafferma le difficoltà e la complessità della salvaguardia del patrimonio culturale in Italia. Durante conflitti, occupazioni e periodi di crisi, molte opere sono sparite, spesso disperse in collezioni private all’estero. Interventi come quello dei carabinieri TPC servono a ricomporre queste perdite.
Nonostante la collaborazione tra istituzioni e cittadini porti spesso a risultati positivi, il cammino è complicato. Spesso le tracce storiche e documentali sono incomplete, e identificare con precisione l’origine di un pezzo richiede tempo e attenzione. Il caso del mosaico di Pompei dimostra che anche con poche informazioni si possono compiere importanti avances.
Si tratta di un richiamo all’impegno per contrastare il traffico illegale e per sostenere la restituzione di beni che appartengono alla storia collettiva. Mai come oggi, seguire questi casi aiuta a mantenere viva la memoria di eventi passati e a tutelare ciò che rimane per le generazioni future.
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