L’inchiesta della procura di Santa Maria Capua Vetere ha portato al rinvio a giudizio di 22 persone coinvolte in un presunto sistema di appalti pilotati legati alla manutenzione del verde pubblico nei comuni di Caserta e San Nicola la Strada. Secondo gli accertamenti, funzionari pubblici e imprenditori avrebbero stretto accordi illeciti per favorire un cartello d’imprese, condizionando così le gare d’appalto. Il processo si aprirà il 17 novembre davanti al tribunale sammaritano.
I fatti al centro dell’inchiesta sugli appalti nel verde pubblico
L’indagine, condotta dai carabinieri sotto la direzione della procura di Santa Maria Capua Vetere, ha ricostruito un sistema organizzato per pilotare le gare relative alla manutenzione del verde pubblico. Tra la fine del 2019 e settembre 2020, un gruppo di imprenditori insieme a funzionari comunali avrebbe messo in atto un meccanismo in cui una sola azienda presentava la vera offerta mentre le altre facevano da schermo, presentando proposte meno vantaggiose di proposito.
Questa strategia avrebbe permesso agli imprenditori di spartirsi gli appalti del valore complessivo di circa mezzo milione di euro. I comuni coinvolti sono quelli di Caserta e San Nicola la Strada, entrambi colpiti da sospetti di collusioni tra enti pubblici e privati. Le figure chiave risultano essere i fratelli Franco e Giulio Biondi, rispettivamente dirigente ancora in attività e pensionato, che avrebbero agito da trait d’union tra i due comuni per orchestrare l’accordo illecito.
Le accuse e le persone coinvolte nel procedimento penale
La posizione degli indagati è stata definita dal giudice per l’udienza preliminare Pasqualina Gaudiano che ha accolto la richiesta del pm. Tutti i ventidue imputati sono chiamati a rispondere di diversi reati: “associazione per delinquere”, “falso in atti pubblici” e “turbata libertà degli incanti”. A ottobre dello scorso anno alcuni di loro erano stati messi ai domiciliari prima di tornare liberi.
Tra le persone rinviate a giudizio ci sono imprenditori specializzati nella manutenzione del verde, come Raffaele Antonucci e Francesco Cerreto, e funzionari pubblici come Michele Amato per Caserta. Per San Nicola la Strada figurano invece il consigliere comunale ed ex vicesindaco Antonio Megaro, l’ex assessore Gaetano Mastroianni, oltre a diversi dipendenti comunali.
Il dirigente comunale Franco Biondi ha ricevuto poco tempo fa una sospensione di sei mesi disposta dal Ministero dell’interno proprio per la sua posizione nell’ambito dell’inchiesta. Su di lui pesa l’ipotesi di un ruolo di coordinamento fondamentale rispetto al pilotaggio degli appalti, in stretta collaborazione con gli imprenditori.
Le modalità del meccanismo illecito e i favoritismi contestati
Il sistema di condizionamento emerso nel corso delle indagini prevedeva che le gare venissero di fatto assegnate ad un unico cartello d’imprese. L’offerta vincente era presentata da una sola ditta, mentre le altre partecipanti presentavano offerte inferiori in termini economi ci o tecnici per consentire ai soci di concordare l’assegnazione del lavoro.
Questa pratica avrebbe permesso di mantenere un’apparenza di regolarità nelle gare, ma di fatto negava a ogni altra realtà la possibilità di competere apertamente sul mercato. È emerso inoltre che in cambio di questo sistema i funzionari avrebbero ottenuto favori personali o politici. Per esempio, l’ex assessore Mastroianni avrebbe ricevuto sostegno elettorale dalle imprese coinvolte. Franco Biondi, invece, avrebbe beneficiato di interventi di bonifica da “cimici” effettuati da una ditta destinataria di un appalto comunale riguardante la misurazione dei campi elettromagnetici.
Questi elementi rappresentano la base delle accuse nei confronti dei funzionari e degli imprenditori. Il collegamento stabile tra i due comuni, mediato dai fratelli Biondi, ha consolidato il cartello che avrebbe gestito le gare fino all’intervento investigativo.
Il ruolo dell’inchiesta nel contesto della situazione di caserta
L’inchiesta si inserisce in un quadro più ampio di indagini riguardanti presunte infiltrazioni criminali all’interno del Comune di Caserta. Le accuse e i sospetti emersi nel corso delle investigazioni hanno contribuito alla decisione del Ministero dell’Interno di sciogliere il consiglio comunale, avvenuta lo scorso aprile, per presunte infiltrazioni di tipo camorristico.
Questo provvedimento straordinario ha mostrato quanto fosse delicata la situazione nel capoluogo campano, con amministratori pubblici e operatori privati intrecciati in interessi illeciti. L’inchiesta sugli appalti del verde è una delle molte che hanno fatto emergere abusi e anomalie nelle procedure amministrative.
Il rinvio a giudizio fissato per il 17 novembre sarà dunque un passaggio cruciale per fare luce su queste dinamiche e definire responsabilità precise all’interno di una rete accusata di alterare il funzionamento di servizi pubblici fondamentali nelle due città campane.