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Uomo di 64 anni arrestato vicino Latina per detenzione di materiale pedopornografico nell’operazione fat man

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Una vasta operazione della procura di Roma ha portato all’arresto di un uomo di 64 anni residente vicino Latina, accusato di detenzione di materiale pedopornografico. L’indagine, denominata Fat Man, ha coinvolto altre cinque persone tra la provincia di Roma e Livorno. I dettagli dell’inchiesta, conclusa nei giorni scorsi, rivelano una rete di condivisione illecita di video e immagini con minori vittime di abusi. La polizia postale ha svolto un ruolo centrale nel rintracciare e sequestrare ingenti quantità di materiale criminale.

Arresti e indagati nell’operazione fat man

Nel corso dell’indagine Fat Man sono stati tratti agli arresti domiciliari sei soggetti, tra cui il 64enne di Latina. Tra questi ci sono anche un ingegnere informatico e un amministratore di condominio, figure che agli occhi di molti potevano sembrare insospettabili. Tre degli arrestati sono stati messi agli arresti domiciliari, mentre altre persone coinvolte continuano a essere indagate a piede libero. I soggetti non apparivano legati tra loro da rapporti diretti.

Il giudice, dopo aver interrogato il 64enne arrestato, ha convalidato la misura restrittiva, ritenendo gli arresti domiciliari la risposta più adeguata per le accuse di cui è gravato. La natura complessa della rete investigata ha reso necessario un lungo lavoro di raccolta prove e ricostruzione delle attività illecite compiute dagli indagati.

Scoperte durante le perquisizioni: migliaia di file pedopornografici

Gli investigatori della polizia postale, durante le perquisizioni effettuate nei giorni scorsi, hanno sequestrato migliaia di file multimediali illegali sui pc e hard disk degli indagati. Tra i reperti trovati ci sono video e foto raffiguranti minori vittime di abusi sessuali. La procura di Roma non si limita a contestare la semplice detenzione; nel procedimento sono emerse ipotesi di produzione di materiale pedopornografico, aggravando così le accuse.

Un aspetto inquietante riguarda l’ingegnere informatico arrestato, che avrebbe organizzato gli archivi digitali in base all’età delle vittime ritratte. Durante il blitz nel suo domicilio, la polizia postale ha trovato il suo computer acceso, con molti dispositivi di memoria pronti per il sequestro. Questi dettagli mostrano un livello di pianificazione e conservazione dei file che supera la mera conservazione d’immagini illegali, puntando a una gestione strutturata del materiale illecito.

Tecnologie usate e metodo operativo della polizia postale

L’operazione Fat Man è stata resa possibile anche grazie all’impiego di software investigativi di ultima generazione. Questi strumenti tecnologici hanno consentito agli agenti di localizzare i computer coinvolti nel traffico di materiale pedopornografico e di identificare i punti più attivi di condivisione. Il Centro operativo per la sicurezza cibernetica del Lazio ha guidato le attività della polizia postale, tracciando i flussi di dati su vecchie piattaforme di scambio come eMule.

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Gli agenti hanno fatto ricorso anche a infiltrazioni e monitoraggi sotto copertura per osservare gli spostamenti digitali degli indagati. Il blitz in casa di ognuno dei sospettati è scattato mentre i computer erano accesi, permettendo il sequestro istantaneo di vari supporti digitali tra cui chiavette, hard disk esterni e pc. Il materiale raccolto ha costituito un archivio esteso, descritto dagli inquirenti come un vero “archivio degli orrori”.

Contesto e rilievo dell’operazione nel contrasto alla pedopornografia online

L’inchiesta Fat Man conferma quanto sia ancora ampio e complesso il traffico di materiale pedopornografico in Italia, anche se appare meno visibile rispetto ad altre forme di criminalità. Il coinvolgimento di persone comuni, che svolgono professioni ordinarie come ingegneri o amministratori di condominio, sottolinea la difficoltà nell’individuare i responsabili.

L’importanza di operazioni come questa risiede nel riuscire a colpire reti ramificate e apparentemente indipendenti tra loro, interrompendo la distribuzione di immagini e video che sfruttano minorenni. Il lavoro della polizia postale si estende su più fronti, comprendendo il monitoraggio continuo della rete, i sequestri mirati e l’adozione di tecnologie digitali capaci di rintracciare comportamenti criminali apparentemente nascosti.

L’impegno della procura di Roma e degli operatori della sicurezza informatica nel Lazio dimostra come la lotta contro la pedopornografia rappresenti una priorità anche nei territori lontani dai grandi centri urbani, dove spesso vengono localizzati i nodi della rete illecita.

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