Da anni, un gruppo di ricercatori indaga sulla misteriosa presenza delle spoglie di Vlad III di Valacchia, noto come il conte Dracula, nel complesso monumentale di Santa Maria la Nova, nel centro storico di Napoli. La recente decodifica di una scritta ritrovata sulla presunta tomba sembra avvicinare gli studiosi a una conferma. Il principe, vissuto tra il 1431 e il 1477, è entrato nel mito non solo per la sua crudeltà, ma anche per aver ispirato il famoso romanzo di Bram Stoker.
L’ipotesi che Vlad III sia sepolto a Napoli risale al 2014. Allora, alcuni studiosi italiani, con il sostegno di esperti dell’università di Tallinn, notarono particolari elementi decorativi sulla tomba nella cappella Turbolo. Tra questi spiccava la figura di un drago, simbolo iconografico legato al nome Dracula, accompagnato da motivi egizi che apparivano insoliti per una comune sepoltura europea. Questi dettagli ampliarono il sospetto che quel luogo possa nascondere qualcosa di straordinario.
Da parte loro, gli studiosi hanno osservato che la morte di Vlad III potrebbe non essere avvenuta sul campo di battaglia, come tramandato, ma che invece sarebbe stato catturato dai turchi. Secondo questa teoria, sarebbe stato liberato grazie all’intervento della figlia Maria Balsa, adottata da una famiglia napoletana. Quest’ultima avrebbe così portato il padre nel capoluogo campano, dove lo avrebbe fatto seppellire nella tomba di suo suocero, Matteo Ferrillo. Questa ipotesi spiegherebbe il rispetto riservato al principe in quel contesto, insospettabile finora.
Il complesso di Santa Maria la Nova custodisce nella cappella Turbolo una tomba con un’iscrizione rimasta per decenni indecifrata. Solo ora, grazie a una nuova analisi di un gruppo di studiosi, una parte del testo è stata tradotta. Il risultato: un elogio funebre che farebbe chiaramente riferimento a Vlad III di Valacchia. La scritta, databile intorno al Cinquecento, conserva un ricordo di grande valore storico.
Giuseppe Reale, direttore del complesso monumentale, ha confermato in un’intervista data dal suo soggiorno in Romania che questa scoperta è significativa. Secondo lui, la scritta rafforza l’ipotesi che la tomba ospiti le spoglie del conte Dracula. I dettagli punterebbero non solo alla persona, ma anche a un periodo ben definito e ai legami tra Napoli e la Valacchia, segnati da scambi familiari e politici. C’è una nuova luce su una storia a lungo avvolta dal mistero.
Il ruolo di Maria Balsa risulta centrale nella storia. Adottata da una famiglia napoletana, la figlia di Vlad III avrebbe trovato rifugio in Italia insieme al padre, sfuggendo alla persecuzione turca che cominciò a intensificarsi nella prima metà del Quattrocento. Questo spostamento umano e geo-politico ha lasciato tracce nella storia locale. Rappresenta un esempio concreto di come le vicende di importanti figure storiche abbiano subito trasformazioni nelle narrazioni ufficiali.
La scelta di tumulare Vlad III nella cappella del suocero, Matteo Ferrillo, fa pensare a una volontà di mantenere il sangue e la memoria familiare unite, anche lontano dalla terra d’origine. Napoli, in quegli anni, ospitava varie famiglie di origine straniera, nate da matrimoni ben accettati all’interno della nobiltà cittadina. La tomba, custodita all’interno di un complesso angioino-aragonese noto per il valore storico e artistico, presenta così un ponte tra culture diverse, simboleggiato anche dai suoi simboli decorativi.
Vlad III, conosciuto come l’impalatore per le sue crudeli esecuzioni, è diventato il personaggio a cui Bram Stoker si è ispirato nel 1897 per la creazione di Dracula, protagonista del celebre romanzo gotico. Quest’associazione ha sempre attirato curiosità e leggende attorno alla figura storica e al suo destino. La possibilità che il principe di Valacchia abbia trovato riposo proprio a Napoli suscita interrogativi e interesse su come mito e realtà si siano intrecciati nel tempo.
La ricostruzione di queste vicende riporta l’attenzione su un periodo complesso, segnato da lotte politiche e sociali tra imperi e territori. Il ruolo di Napoli come crocevia di culture e poteri appare confermato in questa vicenda. Sta emergendo un racconto inedito che apre nuove vie di ricerca storica e archeologica, mettendo in relazione documenti, simboli e tradizioni locali con le storie che hanno formato l’Europa di quei secoli.
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