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Il tribunale di sorveglianza di milano, la cassazione e la semilibertà di alberto stasi per l’omicidio di chiara poggi

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Il caso di alberto stasi, condannato a 16 anni per l’omicidio di chiara poggi avvenuto a garlasco nel 2007, è tornato al centro dell’attenzione dopo l’ammissione alla semilibertà disposta dal tribunale di sorveglianza di milano lo scorso 11 aprile. La procura generale di milano ha impugnato quella decisione davanti alla cassazione, richiedendo un annullamento con rinvio per una nuova valutazione. L’udienza della cassazione, prevista per domani, si concentrerà sul ricorso che solleva diversi dubbi sulla legittimità delle motivazioni adottate per concedere la semilibertà, andando ben oltre il noto episodio dell’intervista televisiva andata in onda il 30 marzo.

I motivi alla base del ricorso della procura generale di milano

La procura generale, rappresentata dalla sostituta procuratrice valeria marino sotto la direzione di francesca nanni, ha impugnato l’ordinanza con cui il tribunale di sorveglianza di milano ha autorizzato stasi alla semilibertà. Tra i problemi evidenziati c’è la mancata richiesta di autorizzazione specifica per la partecipazione di stasi all’intervista televisiva nel programma “le iene”. Quel confronto con i media, infatti, è avvenuto durante un permesso premio concesso per motivi di ricongiungimento familiare, un motivo previsto solo per fini familiari, culturali o lavorativi. L’intervista televisiva, secondo la procura, non rientra in nessuno di questi ambiti.

La procura ha contestato anche altri aspetti delle motivazioni fornite dal tribunale. Non si tratterebbe solo di un problema legato a quel permesso, ma delle ragioni generali addotte per concedere la semilibertà. Al momento, non sono ancora noti tutti i dettagli di questi altri profili di illegittimità, ma la procura milanese ritiene che il provvedimento presenti più vizi di legittimità. Questo spiega perché abbia scelto di portare la questione davanti alla cassazione.

Il ruolo della cassazione e l’attesa per l’udienza di domani

L’udienza che si terrà alla cassazione è definita “cartolare”. Ciò significa che sarà svolta senza la presenza delle parti e i giudici si limiteranno a esaminare gli atti, il ricorso presentato dalla procura, le osservazioni del procuratore generale della cassazione e le eventuali memorie della difesa di stasi. Dunque, non sarà un dibattimento vero e proprio, bensì una valutazione tecnica sui punti richiesti nel ricorso.

La cassazione potrà prendere due strade: confermare la semilibertà di stasi respingendo il ricorso della procura, oppure annullare l’ordinanza e rimandare la decisione al tribunale di sorveglianza di milano. In quest’ultimo caso, il tribunale dovrà rifare il giudizio tenendo conto delle indicazioni e critiche della cassazione riportate nella motivazione della sentenza di annullamento.

Il procedimento segue quindi un iter che prevede una revisione delle motivazioni, con possibili conseguenze sul regime carcerario di stasi. La decisione della cassazione avrà un peso determinante sull’esito concreto della situazione processuale.

Come il permesso premio e l’intervista televisiva hanno acceso il dibattito

L’aspetto più dibattuto riguarda l’intervista concessa a “le iene” durante un permesso premio. Questi permessi vengono concessi solo se motivati da esigenze familiari, culturali o lavorative. L’intervista, ad ogni modo, non rientrerebbe in nessuna di queste categorie secondo la procura generale milanese.

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È importante specificare che quel permesso premio era stato concesso per favorire un ricongiungimento familiare, una pratica utilizzata per consentire ai detenuti di ricostruire le relazioni con i familiari e reinserirsi gradualmente nella società. Ma il fatto che stasi abbia rilasciato un’intervista pubblica durante quel periodo, senza chiedere un’autorizzazione specifica legata a quella attività, ha sollevato dubbi sulla correttezza della concessione.

Questo episodio, già noto all’opinione pubblica, si intreccia con una serie di questioni tecniche legali che sono ora oggetto del ricorso. L’ordinanza che ha concesso la semilibertà ha, a detta della procura, problemi più profondi collegati alle motivazioni delle decisioni prese.

Le possibili implicazioni per alberto stasi e il tribunale di sorveglianza

Se la cassazione annullasse l’ordinanza si verificherebbe una nuova valutazione da parte del tribunale milanese. Quel tribunale dovrebbe prendere in esame con maggiore attenzione le criticità sollevate dalla corte suprema. Potrebbe comportare la revoca o la modifica della semilibertà concessa, influendo direttamente sulla detenzione di stasi.

Nel caso in cui invece il ricorso venisse respinto, l’ordinanza resterebbe in vigore e stasi continuerebbe a godere della semilibertà, con la possibilità di uscire dal carcere seguendo certe regole. Questo può avere ripercussioni sul percorso di reinserimento sociale del condannato.

Dietro ogni decisione ci sono aspetti giuridici precisi che regolano la gestione dei permessi premio e le condizioni da rispettare per ottenere la semilibertà. La vicenda rimane sotto stretta osservazione da parte della procura e degli organi giudiziari. A breve sarà chiaro se il tribunale di sorveglianza potrà modificare la decisione originale oppure se la cassazione confermerà la scelta compiuta lo scorso aprile.

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