Il problema delle liste d’attesa nel sistema sanitario nazionale resta al centro del dibattito pubblico e politico nel 2025. Tra le cause principali emergono non solo l’eccesso di richieste di esami e visite, ma anche la grave mancanza di personale medico e infermieristico. I ritardi nelle prestazioni sanitarie si accentuano, la medicina del territorio fatica a svolgere il proprio ruolo e molte strutture previste dal piano nazionale restano inattive o operano solo in minima parte. I numeri e le testimonianze sindacali descrivono una situazione critica destinata a influire sulla tenuta complessiva del servizio pubblico.
Il peso dell’inappropriatezza nelle prescrizioni sulle agende degli specialisti
Il ministro della salute Orazio Schillaci ha sottolineato come l’inappropriatezza delle prescrizioni rappresenti un fattore importante che alimenta le liste d’attesa. Spesso i medici di famiglia, per evitare conflitti con i pazienti, prescrivono esami o visite anche quando non necessari. Questo comportamento sovraccarica la capacità degli specialisti e produce congestione nelle agende. Secondo il segretario nazionale della UGL Salute, Gianluca Giuliano, tali richieste eccessive sono diffuse e contribuiscono a dilatare i tempi di attesa oltre misura. Si tratta di una dinamica che protratta nel tempo indebolisce l’organizzazione delle risorse disponibili, costringendo molte persone ad aspettare mesi o addirittura anni prima di ricevere la prestazione richiesta. Gli specialisti devono affrontare una mole di lavoro sproporzionata rispetto ai posti e alle strutture esistenti, mentre i pazienti vedono allungarsi i tempi per accedere a visite, diagnostica e terapie.
Una situazione critica soprattutto in alcune regioni
La situazione si aggrava nelle regioni dove le condizioni sanitarie sono già fragile e la domanda supera abbondantemente l’offerta. In questo contesto, la perseveranza nel mantenere richieste non appropriate non si limita a un problema clinico, ma diventa un fattore che soprattutto complica la gestione dell’intero sistema e deprime la qualità delle cure. Si rischia di alimentare un circolo vizioso in cui l’attesa si prolunga per tutti, anche per chi necessita davvero della prestazione. La riduzione degli sprechi in termini di visite e test inutili quindi rappresenta un punto di partenza per ridurre i ritardi, ma non un rimedio sufficientemente efficace se non accompagnato ad altri interventi.
La carenza di personale aggrava la crisi e blocca la medicina del territorio
Non si può ignorare, afferma Giuliano, la carenza di personale che da anni grava su ospedali e ambulatori. Pur con sforzi concreti nelle assunzioni, il numero di medici e infermieri rimane insufficiente rispetto alle esigenze della popolazione. Questa carenza si riflette in modo evidente sulla capacità di dare risposte veloci ai cittadini e limita fortemente il ruolo della medicina del territorio, pensata per filtrare e snellire il flusso verso gli ospedali e specialisti. Le strutture come le case di comunità, previste per estendere l’offerta di servizi a livello locale, non hanno raggiunto nemmeno un terzo degli obiettivi fissati.
Dati sulle strutture territoriali attive
Alle fine del 2024 risultavano attive 485 case di comunità su 1717 previste, appena il 28%. La situazione è ancor più critica per le case di comunità hub, che dovrebbero garantire assistenza medica e infermieristica per tutta la settimana, con solo 46 strutture attive contro le molte previste, circa il 3% del totale. Anche gli ospedali di comunità, nati per offrire cure più vicine e meno intensive, sono presenti in numero troppo basso, con 124 su 568. Questi dati fotografano un’organizzazione scarna, incapace di rispondere alle esigenze della popolazione e accrescono la pressione sulle strutture ospedaliere tradizionali, che già faticano a reggere i carichi di lavoro.
Per superare questa crisi strutturale servirebbe più che una distribuzione razionale delle risorse. Serve mettere in campo un numero maggiore di operatori sanitari e sostenere maggiormente la medicina generale, che dovrebbe fungere da primo filtro e alleggerire il carico specialistico. Senza più professionisti e personale, anche le migliori strategie appaiono insufficienti per restituire efficienza e rapidità ai servizi.
Cultura della salute e prevenzione: un deficit da colmare nelle scuole e fra i cittadini
Un’altra questione cruciale attiene all’atteggiamento dei cittadini nei confronti della salute e della prevenzione. Lo stallo nelle liste d’attesa dipende anche da una scarsa consapevolezza sull’importanza di uno stile di vita sano e della prevenzione attiva. L’assenza di una cultura della salute fa sì che molte persone si rivolgano alla sanità solo quando il problema è ormai acuto, aumentando la domanda urgente e contribuendo al sovraccarico. Questo fenomeno è flagellato da un calo di senso civico e responsabilità individuale che emerge anche nella frequenza con cui si richiedono prestazioni non immediatamente necessarie.
Formazione e educazione fin dalla scuola
Il sindacato suggerisce che la formazione e l’educazione alla salute vanno sviluppate fin dai primi anni scolastici. Insegnare ai bambini e ragazzi le basi della prevenzione aiuterebbe a promuovere un rapporto più equilibrato con la medicina, riducendo la pressione su medici e ospedali. Una popolazione più informata sulle proprie condizioni di salute potrebbe meglio aderire a percorsi di controllo e terapia preventiva, evitando così esami superflui e attese infinite.
Questa mancanza di cultura sanitaria si lega anche alla praticità con cui i medici di famiglia prescrivono visite e test, in parte per evitare incidenti con i pazienti, che spesso chiedono più accertamenti come garanzia. La soluzione non è semplice ed è in corso una riflessione sulle nuove forme di medicina generale che potrebbero contenere questa tendenza e garantire accesso più spedito, rifocalizzando l’attenzione sulla medicina preventiva e di comunità.
Nuove tecnologie e riforme per provare a contenere i tempi di attesa
Il ministro Schillaci ha inserito la possibilità di impiegare l’intelligenza artificiale per aiutare nella gestione delle prescrizioni e della diagnostica. L’IA potrebbe, in effetti, fornire un supporto nella valutazione della necessità delle prestazioni e aiutare a evitare richieste inappropriate. Progetti pilota in alcune aree hanno iniziato a utilizzare sistemi digitali che analizzano in tempo reale i dati clinici, suggerendo ai medici percorsi diagnostici più mirati e meno onerosi.
Parallelamente, la riforma della medicina generale è considerata una via obbligata per ridurre i tempi di attesa. Implementare modelli organizzativi più elastici e integrati, dove i medici di famiglia collaborano con specialisti e strutture territoriali in modo più coordinato, potrebbe far emergere benefici concreti. Ciò presuppone però un adeguamento dei numeri di personale e delle infrastrutture a supporto, altrimenti i cambiamenti restano inefficaci.
Preoccupazioni sindacali sulla carenza di personale
Nonostante questi segnali di cambiamento, restano forti le preoccupazioni espresse dal sindacato sulla necessità di aumentare realmente gli operatori sanitari in campo. Senza un incremento consistente dei medici e testimoni che ogni giorno tengono in piedi il sistema, sarà difficile contenere le liste d’attesa o migliorare i servizi. Al momento, la carenza di personale è la zavorra più pesante per il sistema sanitario pubblico, che deve affrontare tutte le sfide senza alcun margine di sicurezza.